Scugnizzo

Te, figlio della strada dai profondi occhi neri,
scugnizzo agile e sporco cercano i forestieri.
E l'inglesina bionda, la francese elegante,
guardan da via Cracciolo il mare scintillante
un po' deluse. Oh, jes… meraviglioso… oui…
ma gli scugnizzi vostri, i cari scugnizzi non sono qui?
Così caratteristici, abbronzati dal sole,
divoravan la strada a suon di capriole!
Guardan con l'occhialetto le belle forestiere,
e si vedon fissare da due pupille nere.
Un viso intelligente e fiero: è uno scugnizzo?
Forse. In quelli occhi scuri passa rapido un guizzo
d'ironia. Sono io: lo scugnizzo che fu.
Capisco la sorpresa per questa tuta blu,
divisa di operaio che combatte e lavora;
che guadagna il suo pane duramente, signora.
Non siamo ancora tutti, qui nella nuova via
dove splende una luce di fede e di poesia.
Siamo tanti! Un esercito meraviglioso e ardente,
siamo il cuore di Napoli, siamo l'umile gente
vissuta nei suoi vicoli tortuosi ed oscuri;
e nient'altro sapemmo che il freddo dei tuguri
dove mai sulle labbra fiorisce il riso e il canto
dove il vizio è un orgoglio e la bestemmia è un vanto.
Finalmente dall'ombra qualcuno ci ha sorriso.
Ora guardiamo in alto. Se ci risplende il viso
È gioia del lavoro, del doman la certezza,
santità di preghiera, sconosciuta ricchezza!
Son lo scugnizzo di ieri, che spera e crede in Dio,
e canta, più sereno: O sole, o sole mio.

Zietta Liù

Cassone Giovanni
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